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In difesa della teoria critica

Jun 13, 2023

I nostri contributori scelgono i libri per dare un senso a un'estate tumultuosa

John Michael Greer è autore di oltre trenta libri. Ha servito dodici anni come Gran Arcidruido dell'Antico Ordine dei Druidi in America.

1 agosto 2023

Se hai assistito alle ultime battaglie campali nelle guerre culturali americane, hai senza dubbio sentito parlare del tanto pubblicizzato e tanto denunciato campo della teoria critica della razza. Una cosa che forse non hai colto da tutto il clamore mediatico, però, è che la teoria critica, da cui deriva la teoria critica della razza, ha molto da offrire. L'intrigante studio di Jason Josephson-Storm, Il mito del disincanto, è un buon punto di partenza.

La teoria critica è nata in Germania tra le due guerre mondiali. È stata fondata da una cricca di accademici marxisti a Francoforte che erano inorriditi dal fatto che la grande marcia verso l’utopia comunista predetta da Marx non si svolgesse nei tempi previsti. Da un lato, il comunismo in Unione Sovietica si era trasformato in un incubo totalitario con una costante abitudine allo sterminio di massa. Dall’altro, i lavoratori di una delle nazioni più istruite e colte d’Europa, che secondo la teoria marxista avrebbero dovuto schierarsi sotto le bandiere della rivoluzione proletaria, si stringevano invece attorno a uno strano ometto con i baffi a spazzolino e i capelli malsani. ossessione per un misticismo arcaico e sanguinario della razza e del suolo.

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Evidentemente qualcosa era andato storto, non solo nel marxismo ma nell’intera impresa della razionalità occidentale riassunta nella frase “Illuminismo”. Consideriamo per un momento cosa significa quella frase. Uno dei credo fondamentali della cultura dominante nei paesi occidentali è l’idea piuttosto strana che, a un certo punto, non molti secoli fa, per la primissima volta nella storia umana, gli intellettuali dell’Europa occidentale vedessero l’universo così com’è realmente. Prima di allora, nonostante i maldestri tentativi nella giusta direzione da parte degli antichi filosofi greci, l’umanità era irrimediabilmente impantanata nell’ignoranza superstiziosa; in seguito, gli intellettuali occidentali intrapresero una rapida ascesa verso la vera conoscenza dell'umanità e dell'universo. Si parla ancora di quel periodo usando termini tutt’altro che neutrali come “l’Età della Ragione” e “l’Illuminismo”; in Germania il termine è die Aufklärung, letteralmente “lo sgombero”.

È merito dei fondatori della teoria critica – Theodor Adorno, Walter Benjamin, Erich Fromm, Max Horkheimer e Herbert Marcuse – di non aver continuato a credere solo nella mitologia secolare del progresso. Si rendevano conto che l’Illuminismo non era riuscito a realizzare ciò che tutti si aspettavano da esso e si proponevano di capire cosa era andato storto. Poiché erano marxisti, ovviamente, inquadravano ancora le cose in termini di marcia verso una società utopica del futuro, e la teoria critica quindi si proponeva non solo di comprendere la società ma di cambiarla. Ha cercato, secondo le parole di Horkheimer, di “liberare gli esseri umani dalle circostanze che li schiavizzano” – ma ha cercato di farlo comprendendo l’intera panoplia di ragioni per cui quelle circostanze si verificano in un dato luogo e momento.

Di John Michael Greer

Questo è ciò che rende utile la teoria critica. Tratta una convinzione come se fosse senza tempo e senza contesto e tutto ciò che puoi fare è accettarla o rifiutarla; riconosci che ogni convinzione ha una storia e un contesto culturale e puoi invece capirlo. La teoria critica tenta di farlo partendo dalle convinzioni fondamentali della società occidentale. Il primo libro importante uscito dal movimento, La dialettica dell'Illuminismo di Horkheimer e Adorno, cercò di dare un senso al modo in cui il razionalismo illuminista aveva portato alle tirannie gemelle di Stalin e Hitler. Vale la pena leggerlo ancora oggi, anche se gran parte di ciò che oggi passa per teoria critica è poco più che vuota propaganda.

Nelle righe iniziali della sua Guida a Kulchur, Ezra Pound scrive: “Nell'attaccare una dottrina, una doxy, o una forma di stupidità, si potrebbe ricordare che non si attacca necessariamente l'uomo, o si dice 'fondatore', a chi viene attribuita la dottrina o a chi viene attribuita la colpa”. Allo stesso modo oggi, in ambienti poco comprensivi verso ciò che è diventata la teoria critica, è comune attaccare Adorno, Benjamin e altri, a causa delle attuali buffonate dei loro seguaci. Questo è ingiusto. I fondatori della teoria critica in effetti commisero un errore enorme, ma è un errore che praticamente tutti commisero a quei tempi e che troppe persone commettono ancora oggi.